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Gli studenti dell’Accademia a Venezia per Biennale Session

on Venerdì, 21 Giugno 2024 11:30

Il 4 luglio un’azione artistica e una conferenza nella Sala d’Armi dell’Arsenale

 

biennale session 2024

 

L’Accademia di Belle Arti di Firenze partecipa al programma Biennale Sessions, offerto dalla Biennale di Venezia alle Università e Accademie in occasione della 60ª Esposizione Internazionale d'Arte curata da Adriano Pedrosa, Stranieri Ovunque/ Foreigners Everywhere.

Il 4 luglio dalle 14 alle 18.30 un gruppo di 50 allievi e allieve dell’Accademia, insieme ai docenti Marcella Anglani, Jacopo Miliani e Robert Pettena, porterà nella Sala d’Armi dell’Arsenale SCORE: performare la disidentificazione azione artistica e conferenza con esperti sul tema dell’identità.

“L’intento - spiegano Marcella Anglani, Jacopo Miliani e Robert Pettena che hanno ideato e curato insieme l’organizzazione dell’evento - è di promuovere un dibattito aperto sulle questioni di identità, confronto e relazione, tenendo come fulcro tematico della discussione la pelle come simbolo di liminalità e interazione, confronto/scontro e identità/non identità. La pelle è il confine dell’organismo e si prolunga anche con degli strati energetici esterni, la pelle quindi come membrana che filtra in entrambe le direzioni interno ed esterno, e che può diventare metafora di un’idea di confine aperto all’ascolto, alla contaminazione e al reciproco scambio”.

Jacopo Miliani, artista e docente di Tecniche performative per le arti visive all’Accademia di Belle Arti di Firenze guiderà, prima della conferenza, una serie di esercizi fisici sull'ascolto come pratica per ripensare il nostro “essere corpo”, corpo considerato non come luogo di una appropriazione, come proprietà di un io, ma come veicolo dell’altro e del luogo in cui si trova: “un corpo non l’abbiamo, ma lo siamo, lo esistiamo” (Jean-Luc Nancy, Corpus).

Il tema della disidentificazione sarà al centro degli interventi che seguiranno, l’input iniziale è scaturito dal confronto con la cultura orientale, ben rappresentata all’interno dell’Accademia di Belle Arti dai numerosi iscritti di cittadinanza cinese. Un tema che pone sempre nuove domande e stimola riflessioni riguardo al sentirsi stranieri ovunque.

Quattro gli interventi che si pongono sul confine di diverse discipline, un confine inteso come membrana, luogo di ascolto e contaminazione: Federico Leonardi, Fabrizio Massini, Silvia Vannacci e Maria Paola Zedda.

Federico Leonardi
Alla scoperta del Noi il Tao della vita

Identità e Io sono termini di innegabile importanza, ma pericolosi, se irrigiditi. Il progetto della modernità ne ha promesso il potenziamento: più macchine, informazione, conoscenza. Si promette all'Io di essere più forte e più protetto, ma sottomesso a degli strumenti: con l'esaltazione giunge la depressione, con la liberazione la dipendenza. La filosofia occidentale si è fatta carico dell'esigenza di rimettere al centro i legami, il noi, il tu, cercando un punto di vista diverso nel pensiero greco ma anche cinese. Un razionalista come Hegel e un irrazionalista come Freud convergevano nel rinvenire nell'Io molteplici figure, che riducevano ai concetti, già greci, di Eros e Thanatos, costruire e distruggere, contrari ma uniti. L'Io è soltanto un'identità funzionale a porci in viaggio, a non coincidere mai con noi stessi. È il mistero del Tao, coniato da Lao-Tse e rielaborato da Confucio, con cui possiamo ripensare la nostra occidentale idea dell'unità dei contrari. Senza dimenticare il richiamo alla prospettiva di Roma, ormai poco considerata: l'idea del meticciato che per secoli le permise di far convivere più popoli. La risposta alla domanda chi sono? è sempre: chi siamo? Quello che il carattere e gli altri ci spingono a essere e fare: l'Io, come le nazioni, prosperano nell'apertura, si deprimono nella chiusura. Né stranieri, né in patria, ma pellegrini.

Federico Leonardi è docente ordinario di Filosofia e Storia nei Licei, attualmente in congedo per un incarico di ricerca presso l'Università Vita Salute San Raffaele. Ha pubblicato i seguenti libri: Tragedia e storia (Aracne, 2014); World History (Rubbettino, 2015); Aristotele: sapere storico e scienza politica (Rubbettino, 2020), quale saggio introduttivo agli Scritti politici di Aristotele, di cui ha curato la prima edizione integrale; Nel cuore dell'Eurasia. Storia di Russia e Ucraina (Aracne, 2022); Le pietre di Roma (Ensemble, 2024).Collabora con RAI CULTURA, per cui ha tenuto un ciclo sulla filosofia di Socrate, Zarathustra, Buddha, Confucio.All'attività accademica unisce la divulgazione in quartieri, librerie, salotti, centri sportivi, musei e gallerie. Tra gennaio e maggio 2024 ha tenuto un ciclo di conferenze, Bianco. Il viaggio dell'anima verso la luce, presso una galleria privata di arte contemporanea, SPA - Collezione Luigi e Laura Giordano, con sede a Palazzo Bellini, Oleggio.Scrive e porta in scena drammi e testi filosofici: Gesù. Forte come la morte è l'amore (2005), L'Italia capovolta (2012), Viaggio in Europa (2016), I 7 amori. Il Simposio di Platone (2022), Amore o non amore? Il Fedro di Platone (2023).

Fabrizio Massini
Questione di "sensibilità": femminismo e pratiche performative nella Cina del nuovo millennio

Negli studi culturali ed in quelli sociali la metafora del corpo è spesso evocata per descrivere le relazioni fra lo stato (corpo politico) e la collettività (corpo sociale) con le singole parti che li compongono. In questo orizzonte la pelle - lo strato più esposto e quindi più suscettibile - può fungere da buon punto di partenza per una riflessione sui mutamenti (culturali e politici) che le società attraversano. Elastica e continuamente rinnovata, confine e protezione degli organi interni, nel suo arrossarsi e screpolarsi la pelle è l’indicatore più visibile del cambiamento. Questa breve presentazione, incentrata sul concetto di “sensibilità”, si concentrerà sul movimento femminista e sul ruolo fondamentale ricoperto dalle metodologie performative (dal teatro di parola alla street performance - qui definita come azionismo femminista) nella Cina del nuovo millennio. Lungo una parabola di oltre vent’anni, il variegato fronte femminista ha portato all’attenzione pubblica numerose tematiche (la violenza domestica, il sessismo, la discriminazione) e fatto fronte comune con il movimento LGBTQ+. In un contesto in cui il femminismo è diventato progressivamente un “tema sensibile” ed al limite della censura, la sensibilità artistica del movimento gli ha permesso di rinnovare le proprie parole d’ordine e strategie di mobilitazione - riuscendo a cambiare il discorso pubblico in maniera sostanziale, nonostante il clima intimidatorio dell’ultimo decennio.
Fabrizio Massini è assistente universitario/candidato PhD all'Università di Vienna e performance arts practitioner. Stabilitosi in Cina tra il 2009 e il 2019, la pratica performativa di Fabrizio include la sua attività come produttore, curatore e drammaturgo. Tra il 2016 e il 2019, Fabrizio è stato Direttore Artistico presso Ibsen International. Ha tenuto lezioni come ospite in istituzioni tra cui la Danish National School of Performing Arts, l'Università di Sydney, l'Università di Oslo e l'Università di Firenze. Ha collaborato con diverse organizzazioni europee e cinesi, tra cui il Beijing Fringe Festival, le Olimpiadi Teatrali di Pechino (2014), il Guangzhou Dance Festival e la Shanghai Dance Biennale (2019).
I suoi interessi di ricerca includono: pratiche performative nella regione di lingua cinese; performance sperimentale e postdrammatica; teatro-danza (tanztheater) e drammaturgia della danza; performance femminista e queer; film documentario e teatro; artivismo performativo (arte+attivismo)

Silvia Vannacci
Identità e corpi digitali

L'avvento di Internet negli anni '90 ha introdotto nuovi modi di sperimentare con l'identità e la rappresentazione del corpo. L'anonimato, gli avatar e le piattaforme di simulazione di vita virtuale, come Second Life e The Sims 4, hanno permesso agli individui, in particolare ai gruppi marginalizzati, di distaccarsi dai ruoli socialmente imposti e di esplorare forme alternative di esistenza.
Legacy Russell, nel suo libro Glitch Feminism (2020), critica la tecnologia per essere intrinsecamente parziale, sempre sorvegliante e profondamente legata al controllo dell’esistenza corporea, del colore della pelle, dell’etnia, del genere e della sessualità. Secondo la sua teoria, il concetto stesso di corpo è costruito come una metafora, la cui definizione offre ulteriori opportunità di controllo. Da qui emerge l'importanza della disidentificazione dal corpo reale nella creazione di un corpo virtuale, soprattutto nelle sottoculture, intese come gruppi che si distaccano o si ribellano alla cultura mainstream in vari aspetti, tra cui valori, credenze, simboli e stili.
Nello specifico delle sottoculture online, i membri di queste comunità hanno abbracciato questi strumenti digitali per sfidare le norme sociali e le tradizionali nozioni di identità. Creando avatar e personaggi su disparati social media, queste comunità si dedicano a una forma di auto-espressione digitale che rispecchia le idee di Russell. La pelle, come segno distintivo di identità, è stata digitalizzata e manipolata in questi spazi online, permettendo nuove forme di auto-rappresentazione e costruzione di comunità.
Silvia Vannacci Curatrice e sinologa, si laurea presso l’Università degli Studi di Firenze con una tesi sullo sviluppo dell’arte delle donne in Cina. A Shanghai, nel 2019 fonda Contemporary Matters: un progetto di curatela, consulenza e produzione artistica, specializzato in arte contemporanea cinese. È al momento impegnata alla realizzazione di una serie di mostre autoprodotte tra l’Italia e la Cina, mentre collabora con fondazioni d'arte, gallerie e festival internazionali. Tra i progetti più recenti, l'ideazione e realizzazione di Noocene per il Festival Convivere con l’Accademia di Belle Arti di Carrara, Mitologie Digitali 数字神话 tra Prato e Taizhou, la curatela della mostra FUSION al Visual Arts Centre di Hong Kong e alla Fondazione Arkad; le mostre IDEM/ALTER a ottobre 2021 e la personale di Teng Ai nel 2020 per il Festival Seta: Dialoghi sulla Cina contemporanea di Prato; le mostre Seagull per Photofair Shanghai, Color Maze allo Himalaya Museum di Shanghai e le collaborazioni con Nowness - per Nowness Experiments a Tank Shanghai e con Prada Rongzhai - per la mostra Roma 1950-1965).

Maria Paola Zedda
Il feticismo della seconda pelle

Acuire il sentire, rintracciare zone di intensità, singolari, situate, espanderle e con esse diventare plurali, attraversarne il dettaglio, entrare nella soglia dove il dolore diventa piacere e il piacere dolore, nel confine tra presenza e assenza, tra oblio e partecipazione, attivare un’attenzione assidua, una vertigine disciplinare, coltivare il pericolo, il rischio, il sottile subbuglio, allenarsi nella sua esplorazione. Stare lì, dove le categorie epistemiche tradizionali non tengono più. Partire dalla pelle, da quel confine sottile che separa il dentro e il fuori, domandarsi se lo separa veramente o se invece lo connette, sentire dove la pelle diventa carne, tra le labbra e la bocca, tra il naso e le narici e ancora più dentro, accanto al sesso, stare nelle soglie, situarsi, dislocarsi nella percezione. Il dettaglio si fa mondo.
Maria Paola Zedda Curatrice e dramaturg, muove la sua ricerca nei linguaggi di confine tra danza, performance e arti visive. Ha lavorato nella Compagnia Enzo Cosimi dal 2009 e il 2015, e come performer ha vinto la Menzione Speciale del Premio Equilibrio 2009. Dal 2011 dirige manifestazioni legate ai linguaggi del contemporaneo collaborando con istituzioni quali MAXXI, Musei Civici di Cagliari, MAN di Nuoro, Hanoi Doclab – Goethe Institut. Direttrice artistica di Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015, dal 2016 vive tra Milano e Cagliari dove realizza e cura numerosi progetti tra cui la mostra Mappe – Sguardi sui confini nell’ambito di Mappe -Palazzo Litta Cultura e Triennale di Milano, il programma di residenze V Air per il Museo MUST di Vimercate, Abitare Connessioni, vincitore di Borghinfestival, Direzione Generale Creatività Contemporanea. E’ direttrice artistica di ZEIT – art research, soggetto finanziato dal Ministero della Cultura, con cui realizza e dirige Le Alleanze dei Corpi, Camposud, Across Asia Film Festival e il progetto The Last Lamentation di Valentina Medda, vincitore dell’Italian Council 11. Ha curato mostre e progetti con artisti quali Alfredo Jaar, Tomàs Saraceno, Jonas Staal Halil Altindere, Tania Bruguera, Maria Papadimitriou, Andreco, Leonardo Delogu, Alfredo Pirri, Claudia Losi, Nezaket Ekici, Jacopo Miliani. E’ autrice della monografia Enzo Cosimi. Una conversazione quasi angelica (Editoria e Spettacolo, 2019) e curatrice di curato il catalogo The Last Lamentation – Valentina Medda (Kunstverein, 2024).

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